Ottimo schema estrapolato dal nuovo paper di Qaisar et al (2016) che elenca gli adattamenti muscolari indotti dall’esercizio di endurance aerobica e l’esercizio contro resistenza (pesi).
In realtà niente di particolarmente sorprendente, anche se potremmo fare delle distinzioni tra tipologie di esercizio di endurance e di resistance training. Quando si parla di endurance si farebbe riferimento soprattutto al classico steady state, anche se possono esistere modalità di allenamento diverse. Ma come dicevo in un post di qualche settimana fa, anche il ‘cardio anaerobico’ o misto (cioè l’HIIT) porta ad adattamenti simili all’aerobica anche se si è spesso dato per scontato che fosse più vicino all’attività con i pesi.
Per quanto riguarda invece il resistance training le modalità di impostazione possono essere anche molto diverse, andando dalla forza all’endurance muscolare. In particolare i classici circuiti con i pesi, specie se prevedono l’esecuzione di esercizi ai pesi liberi e ad alta sinergia muscolare, possono portare ad adattamenti che probabilmente sono ibridi tra endurance e resistance training. Il classico Crossfit di cui oggi sentiamo tanto parlare può essere una di queste modalità.
Una cosa importante da capire, e che non vi dirà nessuno (se non forse qualche ricercatore specializzato), è che gli adattamenti muscolari tipicamente aerobici non sono implicati direttamente nel “far dimagrire di più” una persona come tutti darebbero per scontato. Come è spiegato nel mio lungo articolo in due parti di prossima pubblicazione, dal titolo “Bruciare grassi non significa dimagrire”, la perdita di grasso sul lungo termine è simile a parità di deficit energetico, che si pratichi aerobica o che si instauri lo stesso deficit senza praticarla. Questo esclude, o minimizza l’importanza della variabile “adattamenti nel potenziamento dell’attività lipo-ossidativa muscolare” come presunto fattore implicato in una perdita di grasso più efficiente.